La Terapia Centrata sul Cliente (TCC)
“Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono allora posso cambiare”(C. R. Rogers)
Ogni approccio psicoterapeutico legge e tratta il disagio psicologico in modo diverso ma, indipendentemente dai differenti approcci, ogni psicoterapia è una relazione di aiuto il cui scopo è il cambiamento costruttivo della personalità. La TCC si pone lo scopo di facilitare questo processo di cambiamento incrementando il contatto delle persone con sé stesse attraverso la relazione terapeutica. Il cliente e il terapeuta collaborano allo sviluppo di un processo di autoconsapevolezza che, per il cliente, non consiste solo nello scoprire aspetti di sé ignorati quanto piuttosto nel riappropriarsi di parti di sé distanziate, evitate e/o distorte, nell’aumentare la capacità di modulare le proprie emozioni, nel riconoscere e trasformare schemi o stili relazionali disfunzionali. Il terapeuta partecipa all’esperienza immediata del cliente nella maniera più accurata possibile, la sua attenzione non è rivolta a dispensare consigli o a cambiare la persona bensì a comprenderla profondamente, a facilitarla nell’esplorazione degli aspetti espliciti ed impliciti della sua esperienza, a promuovere la sua naturale tendenza all’autoregolazione e le sue potenzialità maturative. Il lavoro procede nella direzione di una maggiore integrazione personale: il cliente sviluppa un concetto di Sé più ampio e realistico, acquisisce maggiore flessibilità nel dare senso all’esperienza e nel gestire il suo mondo emotivo, instaura relazioni improntate a maggior fiducia e autenticità. Ciò che caratterizza questo approccio terapeutico è il clima relazionale facilitante che il terapeuta stabilisce e mantiene nel corso del tempo. Tre sono le condizioni o atteggiamenti relazionali che consentono di creare questo clima e che oggi sono riconosciute come fattori comuni chiave trasversali ai diversi approcci: accettazione positiva incondizionata (la capacità di accettare senza condizioni), empatia (la capacità di cogliere il mondo interiore dell’altro senza identificarvisi), congruenza (la capacità di contatto genuino con sé stessi e l’altro).
La TCC nasce negli Stati Uniti per opera di Carl Ramson Rogers che nel 1942 pubblica la sintesi delle ricerche condotte in oltre dodici anni di lavoro con i suoi collaboratori. Questa pubblicazione costituisce una pietra miliare nel percorso dell’autore e nella storia della psicoterapia poiché in essa Rogers pone le basi di un nuovo modello terapeutico, evidenzia la ricerca di una scientificità rigorosa in psicoterapia e per primo pubblica integralmente i colloqui con un cliente. Nel corso della sua carriera, attraverso l’applicazione di metodi quantitativi, Rogers ha sviluppato una teoria della personalità, una teoria della terapia e una teoria delle relazioni interpersonali, è stato infatti autore di numerosissime pubblicazioni. Grazie al valore del suo lavoro di ricerca in ambito psicologico e psicoterapeutico l’autore ha ricevuto i due più prestigiosi riconoscimenti della American Psychological Association (APA). I suoi contributi clinici e sociali gli son valsi la candidatura a Premio Nobel per la pace nel 1987, anno del suo decesso. Vasta è l’applicazione dell’Approccio Centrato sulla Persona non solo nel campo della psicologia e della psicoterapia ma anche in quello dell’educazione e delle organizzazioni.
Links
American Psychological Association Division 32 – Society for Humanistic Psychology
Association for the Development of the Person-Centered Approach (ADPCA)
Associazione Europea della Psicoterapia Centrata sul Cliente e dell’Approccio Centrato sulla Persona “Carl Rogers” – Italia
Carl R. Rogers Website
Center for Studies of the Person (CSP)
Network of the European Associations for Person-Centred and Experiential Psychotherapy and Counseling (PCE EUROPE)
Person-Centered Expressive Therapy Institute
UCSB Special Collections – Carl. R. Rogers Collection
World Association for Person-Centered and Experiential Psychotherapy and Counseling (WAPCEPC)
Video
Lezione sull’Empatia tenuta da Carl Rogers nel 1974
“Per formulare una descrizione tipo [di empatia] vorrei attingere il concetto di experiencing così come è stato formulato da Jeanne Gendlin. Brevemente, la sua visione è che in ogni momento nell’organismo umano scorre un flusso di experiencing verso il quale un individuo umano può tornare ripetutamente, come un referente, al fine di scoprire il significato di ciò che sta sperimentando. Lui vede l’empatia come il concentrarsi in modo sensibile sul significato percepito che il cliente sta sperimentando in questo particolare momento, al fine di aiutarlo a focalizzare su quel significato e a progredire verso il suo experiencing pieno e disinibito.”
“Il modo di essere con un’altra persona che è chiamato empatico ha molte sfaccettature: significa entrare nel mondo percettivo privato dell’altro e sentirsi perfettamente a proprio agio in esso; coinvolge l’essere sensibili, momento per momento, ai significati percepiti in cambiamento che fluiscono in quest’altra persona, alla paura o collera o tenerezza o confusione o qualunque cosa, lui o lei, sta sperimentando. Ciò significa vivere temporaneamente nella sua vita, muovendovisi in modo delicato, senza dare giudizi, intuendo significati dei quali è scarsamente consapevole ma senza cercare di svelare sentimenti dei quali è totalmente inconsapevole, poiché questo sarebbe troppo minaccioso. Questo include il comunicare la vostra percezione del suo mondo, come vedete gli elementi dei quali è spaventato con occhi nuovi e senza paura. Significa verificare frequentemente con lui l’adeguatezza del tuo percepire ed essere guidati dalle sue risposte. Sei un compagno, sicuro di sé, nel suo mondo. Mettendo in rilievo possibili significati nel flusso del suo experiencing, stai facilitando [l’altro] a focalizzare l’uso di questo tipo di referente per sperimentare i suoi significati più pienamente e di procedere oltre nel suo experiencing. Essere con un altro, in questo modo, significa che in quel momento metti da parte i punti di vista e i valori che possiedi per te stesso al fine di entrare nel suo mondo senza pregiudizi. In un certo senso significa che metti da parte te stesso e questo può esser fatto solo da una persona che è abbastanza solida in sé stessa, che sa di non perdersi in ciò che può risultare essere lo strano o bizzarro mondo dell’altro, e che può agevolmente tornare al proprio mondo quando lo desidera. Forse la descrizione ha reso chiaro che essere empatici è un modo di essere complesso, impegnativo, forte ma anche delicato e gentile.”